Backlog Horizon

Un personalissimo blog contenente recensioni e impressioni relativi a movie, cinema, anime e altre tipologie di media.

Mikakunin de Shinkoukei

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Titolo giapponese: 未確認で進行形



Type: TV
Episodes: 12
Status: Finished Airing
Aired: Jan 9, 2014 to Mar 27, 2014
Producers: Doga Kobo, DAX Production, Sentai FilmworksL, Mikakunin de Shinkoukei Production Committee, TOHO animation
Genres: Comedy, Romance, Slice of Life
Duration: 23 min. per episode
(Courtesy of MAL)

Il primo approccio nel giudicare un anime è importantissimo per poter entrare nell'ottica giusta in cui lo stesso è stato realizzato: si parte dalle basi dell'inizio, cioè l'opening, si scorre l'episodio, si vede l'ending e si traggono le dovute impressioni, che verranno solidificate e/o smentite nel corso della visione globale. E' così che è stato e così che sempre sarà.

Quindi si deve ammettere, per forza di cose, che Mikakunin de Shinkoukei si presenta in maniera superba a primo impatto. L'opening è tra le più orecchiabili della stagione; l'ending forse addirittura la supera e i personaggi sembrano decisamente freschi e deliziosi a livello di design. Cosa ci si può chiedere di più da una commedia sentimentale con queste premesse?

Purtroppo, e ripeto purtroppo, le apparenti qualità di Mikakunin si esauriscono presto, rivelando una triste e amara verità: lentamente ci si spoglia dell'ottima impressione iniziale e resta un pesantissimo senso di amaro in bocca per una mancatissima commedia sentimentale, errata innanzitutto nello svolgimento e nella caratterizzazione di alcuni personaggi. Ciò che viene tramandato a fine visione è un estremo senso di inutilità e vuoto, opinione che viene salvata solamente da un paio di personaggi abbastanza riusciti a cui ci si potrebbe affezionare.

Mikakunin si presenta infatti come una commedia sentimentale che garantirebbe a prima vista più di quanto sembri. La serie è corta e questo è un pregio: un altro episodio in più e davvero sarebbero crollati i pochi lati positivi su cui si regge questa serie.

Intendiamoci: non è una serie brutta. Tecnicamente il character design si presenta pulito, fresco e molto, molto carino. Ciò rafforza l'idea in pre-visione di trovarsi davanti a una bella serie, quando in realtà possiede davvero troppi problemi per essere consigliata volentieri.

Un punto pessimo di quest'opera è il terribile ritmo con cui è stata affrontata fin dalla sua progettazione. Prima della metà serie il tutto risulta omogeneamente noioso e lentissimo a livello di visione, generalmente senza attrattive particolari (al di là dell'affetto che si può provare verso un paio di personaggi). Il setting di commedia scolastica, visto e rivisto, qui ha dei momenti decisamente inutili e con un basso profilo generale, sebbene voglia essere presentato in ben altro modo: non è un gag-anime, non fa ridere (e se lo fa, lo fa per poco), la sua evoluzione è lenta, i rapporti con i personaggi diventano tediosi specialmente quando appare Benio (decisamente ridondante nelle sue pseudo-gag) e si sente, inevitabilmente, che qualcosa non gira come promesso.

Proprio quando si hanno le scene di commedia-gag tra Benio e Kobeni/Mashiro si avverte qualcosa di profondamente sbagliato e la continua riproposizione di questo tema aggrava il grosso fastidio che si è provato in precedenza. E non parlo della perversione di Benio per sua sorella o per i soggetti che ne fanno le veci, ma della riproposizione sempre identica della solita gag che risulta assolutamente fuori luogo e definitivamente inutile, quasi a voler spezzare un ritmo che sembra non esserci nemmeno: tutto ciò porta sinceramente ad un rigetto verso un personaggio a prima vista carino e che poteva dare veramente ma veramente molto di più.

Si giunge ad arrivare a tifare Mashiro (uno dei pochi personaggi riusciti di Mikakunin, la loli della serie molestata da una Benio sempre più pressante e fastidiosia) quando se la prende con lei per il suo comportamento, giungendo ad odiarla per tutta la serie. Ci si sente esattamente in disagio come lei, ma per ben altri motivi.

Da metà serie in poi si alza leggermente l'asticella dell'interesse con la presentazione di nuovi personaggi e la possibilità di una revisione e aggiornamento delle relazioni tra i membri del cast, iniziando a centrare in parte gli obiettivi promessi. Purtroppo è già troppo tardi per rendere tutto pienamente interessante e la componente soprannaturale (inserita quasi a forza da un certo punto in poi) sembra quasi stoni, peraltro essendo solamente un espediente narrativo per portare la serie verso una direzione incompiuta: le rivelazioni riguardo al soprannaturale sono scialbe nonostante di base fossero potenzialmente interessanti e non viene mai mostrata nemmeno una trasformazione, o una spiegazione concreta. Sì cerca quindi di dare più spazio ad una componente relazionale (nemmeno amorosa: relazionale, Mikakunin vuole maggiormente mostrare le relazioni tra i personaggi, non una storia d'amore vera e propria) che inevitabilmente risulta troncata a metà.

Tutto termina con un piccolo dramma nell'ultimo episodio (con tanto di insert song), il che almeno porta un minuscolo colpo di coda e regala un paio di piccole emozioni su una serie già morente di suo, chiudendo una leggera sotto-storia tra Kobeni e Hakuya. Ma ciò non è decisamente abbastanza e, ancora una volta, risulta enormemente fuori luogo, non avendo nuovamente ben chiaro cosa intendesse essere questa serie: se essere slice-of-life, pura commedia, commedia romantica o se volesse far ridere.

A difesa di Mikakunin c'è da ripetere che il design è davvero delizioso e la componente tecnica non è per niente male. Mashiro è un personaggio davvero molto carino ed è l'unico che risulta caratterizzato in maniera originale e fresca rispetto agli altri membri del cast, esaltata quasi a eroina dello show; Kobeni alla fine si difende abbastanza bene, avendo visto relativamente di peggio nel corso degli anni; Hakuya (il main maschile) è una grossa sorpresa, dato che parte come un main silente per poi risultare tra i più caratterizzati dell'opera - e questo è un grosso pregio, dato che parla davvero poco, non cambia mai espressione e nonostante questo si riesce a rendere simpatico e molto carino con piccoli espedienti che l'anime ci mostra. Gli altri personaggi, per quanto possano essere potenzialmente interessanti (Konoha e Niko) non trovano spazio e muoiono negli episodi in cui appaiono. Di contro Benio è semplicemente un personaggio fastidioso e solo lei potrebbe risultare un elemento di noia e grosso deterrente per continuare la visione.

Nonostante tutto, il comparto doppiaggio è discretamente valido e anche stupisce che molte delle seiyuu siano al loro primo lavoro; le musiche non sono di certo memorabili, tranne l'opening e la ending che risultano essere la cosa che più ci si ricorderà di questa serie: assolutamente fantastiche, orecchiabili ed eseguite alla perfezione.

Mikakunin de Shinkoukei è una commedia scolastica e pseudo-romantica che vorrebbe essere più di quanto sembri, ma alla fine si relega in numerosi problemi di scrittura e di caratterizzazione, risultando alla sua conclusione un'opera globalmente sprecata rispetto alle sue grosse potenzialità. Tuttavia potrebbe essere piacevole per chi cerca una serie senza pretese, con un design personaggi delizioso e un paio di questi stessi personaggi abbastanza riusciti nel suo complesso. La durata limitata del numero di episodi di questa serie ne previene eccessiva irritazione e aiuta a digerire meglio la visione.
Chi cerca una commedia più concreta e puramente più efficace può tranquillamente rivolgersi altrove.

Voto finale: 6


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Mitsudomoe + Mitsudomoe Zouryouchuu!

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Titolo originale: みつどもえ



Prima stagione
Type: TV
Episodes: 13
Status: Finished Airing
Aired: Jul 3, 2010 to Sep 26, 2010
Producers: Aniplex, Lantis, Bridge, Cospa, Studio Mausu               
Genres: Comedy, Slice of Life
Duration: 24 min. per episode
(Courtesy of MAL)
Seconda Stagione
Type: TV
Episodes: 8
Status: Finished Airing
Aired: Jan 9, 2011 to Feb 27, 2011
Producers: Lantis, Bridge, Cospa, Studio Mausu
Genres: Comedy, Slice of Life
Duration: 24 min. per episode
(Courtesy of MAL)

C'è qualcosa di molto difficile da tenere in conto quando ci si appresta a realizzare una serie di comedy gag: rispetto alle altre tipologie di genere già è virtualmente difficile fare efficacemente ridere un modo univoco un intero pubblico di spettatori, figuriamoci in un filone dove tutto è stato praticamente già sviscerato, re-impastato, rielaborato, distrutto e poi ricostruito nel corso della storia.

Fare ridere è, fondamentalmente, un'arte. Come ogni arte, possiede i suoi schemi, le sue fondamenta, i suoi giusti tempi dovuti ad una tecnica di perfezionamento durata migliaia di anni ed evolutasi a pari passo con la società: instillare un dubbio di risata nello spettatori è questione di cultura, conoscenza e saggezza. C'è di più in una risata intelligente che in metà dei discorsi del mondo.
Di fatto Mitsudomoe vuole far ridere seguendo questa filosofia, parzialmente riuscendoci e e in parte sforando in piccoli e divertentissimi eccessi. 


Mitsudomoe ha un potenziale problema da aggirare: è impregnato di precocità, un prodotto della cultura moderna giapponese come tanti altri e questo si potrebbe riflettere negativamente nell'approccio che ha lo spettatore verso di esso se si è troppo chiusi o si approccia il genere per la prima volta. Personalmente non ho avuto mai problemi, ma potrebbe risultare un po' troppo impegnativo da digerire in caso di assoluta extra-sensibilità da parte dello spettatore a digiuno di prodotti del genere.

Tuttavia, si presenta come un'opera che vuol generalmente far ridere, riuscendoci quasi appieno nonostante pochissime trovate che possono risultare relativamente infelici per lo spettatore medio.

Mitsudomoe è una serie di visual-gags, in altre parole si appoggia tutto allo stile e maggiormente alla rappresentazione visiva delle battute (laddove altri anime si rivolgono a citazioni, gag concettuali e così dicendo). In Mitsudomoe troverete molta espressività e caratterizzazione univoca dei personaggi, quasi tutti bambini delle elementari, presentando inoltre un numeroso cast di comprimari efficacemente sviluppatosi gradualmente fin da inizio serie intorno ai principali, che di fatto fanno da perno per tutta la struttura dell'opera.

Le tre sorelle protagoniste su cui ruota tutto il mondo di Mitsudomoe e su cui si costruiscono gli episodi volta per volta (in generale una del trio, se non due o tutte e tre insieme, appariranno comunque in ogni episodio come punto di riferimento) sono assolutamente perfette nella loro unicità ai fini della buona riuscita della serie e si completano a vicenda, regalando una amalgama interessante e divertente, cozzando continuamente tra loro con i loro particolarissimi caratteri.

E' proprio il parco personaggi il fiore all'occhiello di una serie che presenta comunque situazioni estremamente divertenti. Un pregio totale di questo anime è l'assenza totale di fan-service visivo: niente rivelazioni visivamente spinte, nessuna rappresentazione di biancheria come molti anime moderni tendono a fare spingendosi anche più in là del dovuto, sebbene i ragazzini che affollano la serie siano molto precoci (segno anche di un target adulto e non adolescenziale o preadolescenziale).

Mitsudomoe è infatti una serie fatta da adulti e che si rivolge agli adulti. Questo anche perchè per apprezzare scherzi e battute dal tono estremamente goliardico, su tematiche anche spinte, immerse in un contesto di gag quotidiano, c'è bisogno paradossalmente di una mente adulta e disposta ad accettare a piene mani il setting e l'intento di fondo della serie.

Tuttavia il fatto che sia rivolta a persone adulte non vuol dire che il livello delle battute sia necessariamente sempre e solo su toni nobili: alcune situazioni sono leggermente sporche, anche disgustose (e nella fattispecie non parlo di piani sessuali), coinvolgendo scherzi con urine e altre goliardate da bambini. Altre invece sono molto tenere, altre ancora risultano decisamente divertenti.

Il design dei personaggi a prima vista potrebbe risultare possedere elementi strani e infatti si ha un piccolo senso di straniamento a inizio opera, abituandoci e arrivando ad accettarlo in maniera completamente naturale durante la visione. Lo stile perlomeno è più particolare rispetto ad altre serie del genere e, sebbene a volte possa incuriosire, dona a Mitsudomoe una unicità che contribuisce al buon ricordo della serie, distaccandosi in maniera molto netta dal manga che ha uno stile molto più snello e meno paffutello.

Una nota di merito al padre delle tre protagoniste, sempre rappresentato con un altro stile a differenza degli altri personaggi! Un piccolo tocco di genio per uno dei personaggi più divertenti di questa serie.

Purtroppo ci sono leggerissimi cali qualitativi a cavallo tra la prima e la seconda serie, presentando addirittura un episodio fondamentalmente inutile tutto incentrato sulla storia-nella-storia di Mitsudomoe (i Gachi Rangers, show popolare per i bambini della classe). Cosa estremamente evitabile dato che contribuisce a spezzare la continuità tra prima stagione e seconda.
Tra l'altro non si capisce come mai, data la brevità episodica della prima stagione (11 episodi), si sia optati per produrne una seconda di solo 8 episodi - sprecandone ben uno per una storia-nella-storia completamente fine a sè stessa.

Per il comparto grafico come si è già detto in precedenza ci si trova davanti a una unicità del design decisamente apprezzabile; tecnicamente è fluido senza particolari eccellenze per la maggior parte delle volte e non si nota in generale alcun problema di sorta, a parte i canonici campi lunghi in cui i dettagli ne risentono parecchio. 

Il comparto musicale è adatto e le opening sono estremamente orecchiabili, dato che se ne ricorda perfettamente a fine visione, essendo molto corali e presentando quasi tutti i personaggi della serie.

I doppiatori contribuiscono fortemente alla caratterizzazione e alla buona riuscita del successo. Nota di merito per Haruka Tomatsu (Hitoha: Asuna di Sword Art Online, Lala di To Love-Ru) che riesce con la sua voce a caratterizzare perfettamente la ragazzina, risultando uno dei suoi ruoli migliori fino ad ora; idem per le altre seiyuu del cast principale, meno conosciute ma sicuramente molto valide.

A differenza di Minami-Ke, che potrebbe sembrare simile nell'intento di fondo, Mitsudomoe si presenta con molti meno freni inibitori e intende far ridere di gusto. A volte ci riesce di più e a volte ci riesce di meno, ma si può comunque considerare una serie estremamente riuscita nel suo genere, presentando una marea di situazioni assurde, a volte esagerate e perlopiù divertentissime.

Un comparto di personaggi decisamente riuscito, misto a situazioni divertenti e goliardiche fanno di Mitsudomoe una serie valida e concreta che non mancherà sicuramente di regalare risate e sorrisi agli amanti dei gag-anime in cerca di situazioni ogni tanto leggermente (ma molto leggermente) più volgari rispetto alle serie "politically-correct" concorrenti. Chi non sopporta invece che vengano presentati temi simili con protagonisti bambini delle elementari (o a chi non gradisce appunto un cast di personaggi composti da ragazzini) potrebbe rimanere deluso e, a tratti, un po' disgustato da punte di humor forse un po' troppo infantili che ogni tanto Mitsudomoe presenta con orgoglio e pura volontà di far ridere lo spettatore. Nota a parte il finale di seconda stagione, tenerissimo e molto commovente, dove la risata lascia spazio ad altri sentimenti.



Voto globale: 8 
(singolo, prima stagione: 8 - singolo, seconda stagione: 7)

Guardatelo se vi è piaciuto:


Ichigo Mashimaro
Mitsudomoe risulta più spinto ed esagerato nel presentare le gag visuali, mentre Ichigo Mashimaro ha uno stile più sobrio, presentando comunque simili elementi e elementi di setting molto vicini tra loro. In Mitsudomoe si ride molto di più.








Kyou no Go no Ni
Mitsudomoe ha una anima di fondo leggermente più spinta di Kyou no Go no Ni e quest'ultimo si rifà maggiormente a gag concettuali e non visive (esattamente come Minami-Ke, altra opera dell'autore), ma oltre a questo e un differente processo di ideazione tra i due cast entrambi possiedono una struttura abbastanza riconducibile tra loro. Kyou no Go no Ni è maggiormente una commedia, dove Mitsudomoe è maggiormente un gag-anime.








Non guardatelo se cercate qualcosa di simile a Kodomo no Jikan. Nel caso vi sia piaciuto quest'ultimo, significa che non state cercando un anime per ridere.
Non guardatelo inoltre se non sopportate commedie e gag-anime su ragazzini delle elementari.

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Gin no Saji (Silver Spoon)

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Gin no Saji (Silver Spoon)
Titolo giapponese: 銀の匙



Prima stagione:
Type: TV
Episodes: 11
Status: Finished Airing
Aired: Jul 12, 2013 to Sep 20, 2013
Producers: Aniplex, A-1 Pictures, Fuji TV, Aniplex of AmericaL
Genres: Comedy, School, Shounen, Slice of Life
Duration: 23 min. per episode
(Courtesy of MAL
Seconda stagione:
Type: TV
Episodes: 11
Status: Finished Airing
Aired: Jan 10, 2014 to Mar 27, 2014
Producers: Aniplex, A-1 Pictures, Fuji TV
Genres: Comedy, School, Shounen, Slice of Life
Duration: 24 min. per episode
(Courtesy of MAL)


Dopo che Hiromu Arakawa riuscì efficacemente a portare alla conclusione un manga-shonen talmente importante e qualitativamente straordinario come Full Metal Alchemist, la domanda che molti dei suoi fans potevano porsi era: "e adesso...?"

Non è facile rinnovarsi, in qualunque campo artistico, presentando una evoluzione della propria professionalità. E le scelte erano due: relegarsi in una zona di successo commerciale continuando a produrre shonen su alto livello qualitativo (opzione che al suo posto non avrei scartato di sicuro), o tentare di percorrere strade diverse.

Hiromu Arakawa è tuttavia una professionista completa: lo ha dimostrato stendendo le trame e stupendo con la sua opera più conosciuta (Full Metal Alchemist) ed era impensabile che potesse "accontentarsi" di ristagnare in un solo genere, inflazionato o di nicchia che sia. Non perchè abbia qualcosa contro gli shonen (solo quelli realizzati male per i miei standards, ma vale per qualsiasi cosa), ma perchè da quel che si è potuto vedere in passato, Hiromu Arakawa si diverte tantissimo col suo lavoro e quando si possiede una innata creatività, unita ad una passione pura e profonda per il proprio mestiere, è inevitabile che le cose si evolvano in un'altra forma espressiva rispetto al lavoro precedente.

Full Metal Alchemist è una opera shonen con punte di seinen e tematiche umanamente profonde, ottimamente scritto e sorprendente nel suo intreccio.
Gin no Saji (Silver Spoon) è una opera con tematiche semplici e quotidianamente profonde, presentandosi come una storia naturale, ma nel contempo ricca di possibilità di correlazioni tra lo spettatore e gli eventi presentati.

Gin no Saji è ambientato in un ambiente rurale, presentando le vicende di un cast di protagonisti e secondari caratterizzati visivamente con lo stesso stile che ha accompagnato anni di visione e lettura di Full Metal Alchemist. 
Ci sono continue similitudini e referenze (parlo di design personaggi) che spiccano molto all'inizio della visione, ma che poi iniziano a discostarsi pian piano durante lo scorrimento dell'opera, dando una sorta di unicità al tutto.

Il più grosso pregio dell'autrice durante la realizzazione di Gin no Saji è appunto l'unica e originale caratterizzazione delle sue creature, cosa da non sottovalutare: ciò rende molto facile e piacevole il processo di imprinting che il pubblico metabolizza durante la digestione della presentazione del cast. Ogni personaggio in Gin no Saji riesce a essere riconosciuto e ricordato senza troppi problemi dagli spettatori.

Per il resto, Gin no Saji si prefigge di essere uno slice-of-life ambientato in una scuola rurale misto a momenti educativi (a là Moyashimon), è un'opera su un mondo pressochè ignaro ai residenti delle grandi metropoli giapponesi. Hachiken, il protagonista della storia, è il "canale di trasmissione" in cui questi spettatori possono identificarsi, specialmente all'inizio della vicenda.

Se può risultare ridicolo che il protagonista non sappia effettivamente da dove "nascono" le uova delle galline, è indubbio che il metodo scelto per l'immedesimazione tra spettatore e opera si trovi ad essere molto efficace. Hachiken è, nella fattispecie, un giovane personaggio che si sente in qualche modo "fuori posto" nel suo ambiente di studio e nella sua vita.

Così, decidendo di iscriversi in una scuola agricola ai confini della civiltà moderna, Hachiken lentamente scopre un mondo nuovo, un altro concetto di pensare e di essere: si trova a fronteggiare una quotidianità semplice ma dura, avvicinandosi a ritmi mai conosciuti nella sua vita precedente, costruendosi lentamente uno spazio per sè che non sarebbe mai riuscito a trovare nella civiltà cittadina in cui è cresciuto.

Molto importante in Gin no Saji sono le relazioni umane. Tutto è incentrato sulla crescita e sull'evoluzione del modo di porsi verso gli altri da parte del protagonista, dovuto tra l'altro ad una scelta di trasferimento presso la scuola rurale dettata a cuor leggero, quasi menefreghista: il personaggio alla fine della seconda serie è di fatto una persona maturata e cresciuta (senza eccessi) rispetto all'inizio della vicenda, valorizzando i lati del suo carattere che lo contraddistingueranno (onestà, voglia di aiutare, attaccamento ai suoi compagni), acquisiti grazie ad una differente prospettiva di vita.

Il cast di comprimari brilla per unicità e tutti funzionano a dovere, risultando in continue comparazioni tra le loro scelte di vita di essere rispetto a quelle di Hachiken; si spazia dai momenti educativi a momenti comici molto efficaci, finendo anche a istanti di romanticismo verso la fine della seconda stagione, senza mai sfociare tuttavia nei difetti e pregi propri degli shojo.

Oltre a ciò in Gin no Saji si parla anche di tematiche quotidiane e più profonde di quanto sembri all'inizio. La sotto-storia di Butadon ne è un esempio lampante e l'autrice dà grande prova di maturità presentandone inizio, sviluppo e fine, senza risultare eccessivamente stucchevole e dando grande prova di intelligenza personale.

La serie si presenta con una lunghezza ad episodio standard e si rifà ad uno sviluppo di trama nè completamente verticale, nè completamente orizzontale. 
Gli "archi narrativi" sono spalmati in maniera da non risentirne troppo degli effetti di distacco da uno all'altro, tanto che a visione conclusa tutto risulta un blocco quasi omogeneo nella presentazione narrativa. 


Non ci sono tantissime differenze tra prima e seconda serie animata, se non che nella seconda si trova più spazio per momenti romantici e nella prima più presentazioni educative, specialmente all'inizio, per introdurre al meglio lo spettatore nell'ottica del setting.

I momenti educativi non risultano mai noiosi, tutt'altro; personalmente sono cresciuto in un ambiente semi-rurale (da piccolo andavo a raccogliere le uova delle galline nel casolare di fianco a casa) e non ho mai sentito momenti di noia su questo aspetto, mai un momento in cui mi sia fermato a riflettere sul perchè stessi vedendo questa opera. Leggermente più lente invece le parti relative ai cavalli nella seconda stagione a causa di vago disinteresse personale, congiuntamente al piccolo dramma che si svolge come finale di stagione.

La qualità tecnica dell'anime si trova ad essere sopra la media per la casa di produzione, rientrando nel filone delle produzioni intelligenti dell'A-1 Pictures (casa di produzione con molti anime mediocri a valore di produzione, un bel po' di bassi e pochissimi anime intelligenti). Stupisce anzi il valore con cui è stato realizzato, essendo pressochè assente dall'inizio alla fine il basso livello di qualità che accompagna molte serie A-1.

La regia generale è semplice ed efficace. Niente inutili arzigogoli (sarebbe poi da stupidi farlo proprio su Gin no Saji), sobrio ed efficace, così come dovrebbe essere.

Nulla di negativo da segnalare anche sul comparto doppiaggio: Hachiken (Kimura Ryohei: Kodaka di Boku wa Tomodachi ga Sukunai, Judal di Magi) è semplicemente perfetto, segno di un grande lavoro di immedesimazione e grande prova di attore, nonostante in passato abbia fatto per l'appunto ruoli abbastanza mediocri rispetto alle sue potenziali capacità.
Per il resto il comparto di doppiaggio è costituito maggiormente da doppiatori non "superstar", ma professionisti con una grande capacità e professionalità che riescono a dare un forte spessore e caratterizzazione al cast: chi è giovane e ha lavorato in Gin no Saji sarà presumibilmente soggetto a una discreta carriera, essendo stati tutti sinceramente perfetti nel ruolo loro assegnato.

Nulla da segnalare di negativo anche riguardo alle musiche; niente di memorabile, ma contribuenti in maniera fluida all'obiettivo finale dell'anime. Nota a parte per le ending, decisamente orecchiabili.

Riflettendo a fondo sugli aspetti base dell'opera ci si accorge che Gin no Saji possiede qualcosa molto in comune con un elemento chiave di Full Metal Alchemist: il concetto alchemico di scambio equivalente, la legge della conservazione delle masse (nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma), il concetto di 'tutto è uno' tanto caro alle discipline orientali qui ha effettivamente la sua presenza concreta così come nel mondo reale. 
La sua massima espressione è perlappunto l'agricoltura, il lavoro nei campi, la trasformazione delle materie prime (c'è più di questo concetto nel vedere come il latte diventa formaggio in Gin no Saji rispetto ad un battle shonen di duecento volumi), rendendosi conto che l'Arakawa ha di fatto progettato una storia talmente semplice e naturale con queste idee di fondo probabilmente già da numerosi anni.

C'è più del concetto base su cui su muove la filosofia del mondo di Full Metal Alchemist in Gin no Saji rispetto a quanto balzi all'occhio a primissima visione. Questo regala all'opera un ulteriore segno di una maturità intellettuale, artistica e professionale da parte di una autrice completa.

E' decisamente difficile creare un anime educativo/slice-of-life, molto più rispetto a un battle-manga, e Hiromu Arakawa dà prova di possedere tutte le caratteristiche più apprezzabili in una autrice moderna di fumetti; l'anime non delude affatto le aspettative e ne tramanda tutte le positività, rendendo la visione piacevole e lasciandone un ottimo ricordo.

In definitiva Gin no Saji è una serie giusta, realizzata con coerenza, affetto, intelligenza e maturità artistica, che tratta della crescita personale e degli obiettivi di vita di un ragazzo come tanti. Inoltre la non eccessiva lunghezza (11 episodi a stagione) evita troppe ridondanze e previene eccessive ripresentazioni.
Potrebbe risultare molto noiosa se vista con sufficienza, diffidenza o se il tema educativo e rurale lo si vive con noiosità a causa di gusti e personalità lontane dalla filosofia dell'opera da parte degli spettatori.



Voto globale relativo all'anime (stagione 1+2): 8

Se vi è piaciuto potete vedere anche:


Moyashimon
Entrambe le due opere si pongono su un piano educativo/slice-of-life. Moyashimon si avvale della simpatia dei microbi antropomorfizzati per intrattenere lo spettatore ed è incentrato sull'agricoltura, mentre Gin no Saji è più focalizzato sull'allevamento e sulla componente relazionale tra i membri del cast.
Moyashimon inoltre presenta aspetti e nozioni molto più approfonditi riguardo al suo settore, risultando forse più lento a causa delle sue parti di educazione didattica.

Non vedetelo se:
semplicemente non vi piace il tema, detestate gli animali, siete alla ricerca di opere con intrecci complessi, o se cercate moe/ecchi.

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Hoozuki no Reitetsu

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Hoozuki no Reitetsu

Titolo giapponese: 鬼灯の冷徹

Immagine

Type: TV
Episodes: 13
Status: Finished Airing
Aired: Jan 10, 2014 to Apr 4, 2014
Producers: Starchild Records, Sentai FilmworksL, Wit Studio
Genres: Comedy, Fantasy, Supernatural
Duration: 24 min. per episode
(Courtesy of MAL)


Quando Hoozuki no Reitetsu venne inizialmente annunciato come trasposizione anime, nessuno si sarebbe aspettato una produzione di questo livello, per due motivi principali: la non-conoscenza generale di questo manga (iniziato nel maggio 2011) da parte del vasto pubblico, creato e disegnato da Natsumi Eguchi (autore semisconosciuto) e l'incognita dello studio che lo avrebbe prodotto, Wit Studio, praticamente alla sua prima produzione di proprio livello.

Nel primo caso si poteva solo sperare in una buona commedia di fondo. Nel secondo caso invece c'erano stati alcuni precedenti su cui difficilmente si poteva giungere a un pronostico efficace: Wit Studio ha collaborato, prima di produrre in proprio Hoozuki no Reitetsu, alla realizzazione (come studio-muletto) a Shingeki no Kyojin e ad Hal, sempre di Production I.G. Il che non è affatto strano, essendo Wit Studio nato da una costola della stessa I.G. 

Se Production I.G. si porta appresso problemi di fondo su lavori originali a livello di scrittura di serie a causa di logiche non troppo efficaci (vedere Guilty Crown o Blood C), c'è da riconoscere comunque la bontà tecnica e la capacità tecnica di questo studio, che è stata "ereditata" di rimando al Wit Studio stesso. E Hoozuki no Reitetsu ne risente, decisamente parecchio. In positivo.

Hoozuki no Reitetsu è una serie spesso accostata a Gintama a causa della sua natura umoristica, demenziale e citazionistica. Ma se Gintama si rifà ad un puro stile manzai e più shonen-esco, Hoozuki si rifà invece alla pura e semplice mitologia soprannaturale giapponese e (in parte) europea, accostandosi più alla forma dei dialoghi umoristici (come è perlappunto Gintama) rispetto a uno stile visuale bizzarro. Inoltre utilizza in maniera massiccia i numerosi riferimenti storici e culturali profondamente radicati nella tradizionalità giapponese.

I riferimenti alla cultura popolare e moderna giapponese non mancano di certo (come è tradizione in tutte le produzioni recenti), ma assumono un ruolo molto meno preponderante rispetto alla mostra di personaggi mitologici con la loro relativa e inevitabile rielaborazione umoristica. Hoozuki no Reitetsu E' nella fattispecie null'altro che una rielaborazione umoristica di soggetti leggendari e antichi imposti naturalmente o a forza (come i demoni europei) nella cultura popolare giapponese, confusionari per chi non è "pratico" del settore.

La struttura degli episodi è divisa in sketch che trattano diverse divertenti situazioni. Solitamente sono due per episodio (un segmento occupa metà episodio) e generalmente incentrati su Hoozuki, il fortissimo protagonista, un demone-oni che è il braccio destro del Giudice dell'Inferno.
La commedia ruota su aspetti, personaggi e situazioni dell'Inferno Giapponese, sempre grotteschi ma rivisitati secondo l'esigenza umoristica del tema di base.

La premessa non dovrebbe mancare di interesse per chi si occupa di storia del Giappone, mitologia dello stesso o chi semplicemente è affascinato da questi temi.Tuttavia potrebbe essere molto ostica per chi si approccia agli anime per le prime volte, o è reduce da troppi shonen o da manga uni-genere: Hoozuki no Reitetsu è un continuo di citazioni mitologiche (il concetto stesso dell'inferno, nella prima c'è Momotaro con i suoi compagni, si ha un approccio alla mitologia cinese, appaiono addirittura Satana, Belzeebub e Lilith) e di fatti leggendari che, inevitabilmente sfuggono allo spettatore occidentale medio.


Si ha quindi l'impressione che Hoozuki no Reitetsu sia un prodotto prettamente rivolto ad un target quasi esclusivamente giapponese e che per sua natura crei quindi un gap culturale con gli spettatori "gaijin". Il fatto che sia molto nippo-centrico (addirittura di più rispetto agli standards nazionalistici della cultura popolare giapponese) è testimoniato dal fatto che Satana è addirittura rappresentato come una macchietta umoristica e poco di più; questo fatto potrebbe infastidire un poco gli spettatori europei (me compreso), dato che auto-pone su un piedistallo la cultura nipponica e sotto tutto il resto, riconoscendo forse solamente a quella cinese la sua rispettosa origine e la sua essenza più antica.

In ogni caso, il prodotto si presenta benissimo a livello tecnico, molto al di sopra dei blasonati anime "popolari" e degli shonen vari. La qualità è pressochè ottima anche sui campi lunghi; gli sfondi sono bellissimi e curatissimi e lo staff tecnico è, generalmente, di altissimo livello. Addirittura la computer grafica non è invadente, il che è un pregio enorme.

I seiyuu sono tutti adatti, dal primo all'ultimo e colgono ottimamente l'essenza dei loro personaggi. Hiroki Yasumoto in particolare è una perfetta voce baritonale per il protagonista (altri ruoli: Germania in Hetalia), anche se sono rimasto deluso dalla mancanza di Tomokazu Sugita, essendo Hoozuki un potenzialmente perfetto personaggio per lui.
Si notano nella serie, come seiyuu relativamente famosi, Yuki Kaiji (Eren in Shingeki no Kyojin) come Minamoto no Yoshitsune, Uekasa Sumire (Dekomori "Dess" Sanae in Chuunibyou) come Peach Maki, Eri Kitamura (Karen in -Gatari) come Okou; purtroppo in ruoli abbastanza "minori" rispetto al circolo dei main. Tuttavia in questa serie nessuno, dai seiyuu più blasonati a quelli minori, dà l'impressione di aggiungere note stonate al flusso della visione.



In definitiva, Hoozuki no Reitetsu si presenta come una sorpresa non annunciata nella sua stagione e, una volta terminato, fa venire decisamente voglia di una meritata seconda stagione. La serie risulta decisamente corta in relazione al suo livello di intrattenimento.

Hoozuki no Reitetsu è una di quelle serie senza pretese di dominazione del mercato, ma fatta e realizzata al meglio delle forze da uno studio con ottime referenze tecniche nonostante la sua gioventù, che non mancherà certamente di appassionare e divertire gli amanti del tema.

Purtroppo invece chi si annoia a continue referenze storiche e mitologiche prettamente giapponesi o non riesce a entrare nella mentalità culturale che sta alla base dell'opera si annoierà ancora di più ed è possibile che giunga ad odiarlo.


Voto: 8/10



Guardatelo se vi è piaciuto:


Okami (videogioco PS2)
La mitologia giapponese è sempre quella e se avete imparato la cultura leggendaria in Okami o avete amato il suo stile grafico, troverete una profonda compatibilità con Hoozuki no Reitetsu, riconoscendone i continui punti in comune.


Gintama
Gintama (manga, anime)
La struttura è leggermente diversa, ma vi sono punti in comune.Mentre Gintama è più improntato alle citazioni di cultura moderna, Hoozuki no Reitetsu si rifà di più alla pura e semplice tradizione leggendaria.



Yondemasu-Yo Azazel San (manga)
Se Hoozuki è sul giapponese, Azazel-San è sull'europeo.
La cultura demoniaca europea la si può trovare in entrambe le serie. Belzeebub è praticamente rappresentato in maniera identica tra le due opere. Inoltre alcuni spicchi di ironia molto simili avvicinano le serie - tuttavia Azazel-san è molto più sporco, grezzo e volgare di Hoozuki.



Non guardatelo se:
vi piacciono solo serie di azione, yuri, fanservice o se amate le opere con narrazione orizzontale. L'anima di Hoozuki no Reitetsu è completamente strutturata con doppia trama verticale ad episodio.

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