Backlog Horizon

Un personalissimo blog contenente recensioni e impressioni relativi a movie, cinema, anime e altre tipologie di media.

Il Libro della Giungla (The Jungle Book, 2016) - Jon Favreau, Disney


Il Libro della Giungla (The Jungle Book, 2016)
Regia di Jon Favreau

Voci originali di Bill Murray, Ben Kingsley, Idris Elba, Lupita Nyong'o, Scarlett Johansson, Giancarlo Esposito, Christopher Walken (mica poco)

Voci italiane di Luca Tesei, Neri Marcorè, Toni Servillo, Alessandro Rossi, Violante Placido, Giovanna Mezzogiorno, Luca Biagini, Giancarlo Magalli (nota: non è un cast di starlette, il doppiaggio e adattamento sono splendidi e non si può recriminare nulla, interpreti immensi)

Partiamo subito da un presupposto, per toglierci via eventuali denti ed evitare perdite di tempo: questo adattamento live action è straordinario.

Tecnicamente siamo di fronte a un film girato bene, montato bene, con ottime musiche e un soggetto interessante. Da questa base svilupperò tutto il mio discorso. Può essere snobbabile a primo impatto (un remake live action? Di "roba vecchia" Disney? Quella Disney che sta distruggendo tutto?) ed essere considerato evitabile da occhio distratto: in realtà non ci sono molti aspetti su cui discutere, a parte l'ovvio giudizio personale e direttamente opinabile su eventuali falle\lacune\cambiamenti dalla trama originale.

E' innegabile essere costretti a trovarsi ad elogiare una regia stupenda e una fotografia a dir poco perfetta. E' vero: a volte, a pelle, si ha la fugace sensazione di "artifici" (ogni tanto si ha l'impressione che tutto sia un po' troppo perfetto, inquadrature, colori, scelta cromatica, disposizione delle scene). Ma è una idea che si abbandona presto e riappare saltuariamente: il film cattura, vibra e fa vibrare. Nemmeno qualche scena nella fase centrale, forse più dispersiva, si hanno comunque cali di attenzione particolari o noia generalizzata, grazie appunto ad un tecnicismo impressionante.

Le musiche colpiscono dritte all'anima, la fanno vibrare e si presentano in maniera perfetta - il tema principale, riproposto in vari arrangiamenti per tutta la durata della pellicola, è una rielaborazione dello stesso versione cartoon. La canzone di Baloo è decisamente molto più gradevole, meno invasiva e paradossalmente "più realistica" che nella versione animata. E' raro, se non impossibile, trovarsi un film live action con animali credibili che parlano e addirittura cantano. Non siamo sicuramente in Air Bud e in questi film del genere: qui siamo di fronte a qualcosa di più.

                                          

Il soggetto è conosciutissimo: per chi, in tenera età ha fatto comunque parte dei lupetti o associazioni scoutistiche (come me) può beneficiare di una ulteriore emozione extra a riguardo. Sono passati anni dalla mia ultima rilettura del libro di Kipling e alcune cose sono state riscoperte in maniera diversa in questa visione, apprezzando ulteriormente il punto di vista di Jon Favreau. Un tipo che, fino ad ora, ha diretto commedie del calibro di Elf (Will Farrell), Iron Man, Cowboys contro Alieni e robe simili. Tutti articoli tecnicamente nella "norma" e prodotti carini, in linea con il genere. Ma oh, qua, Favreau si supera e rasenta un tale livello di direzione artistica tale da applaudirgli in sala.

Personalmente non mi trovo ad essere molto legato al vecchio libro della giungla versione cartoon. Lo stile eccessivamente cartoonesco e ridimensionato mi è sempre sembrato "tradire" eccessivamente le tematiche del libro originale e l'ho trovato il sintomo di una enorme mancanza di coraggio, nonché un enorme peccato.  Il messaggio importante dei libri di Kipling era venuto un po' a mancare in adattamento, sia per esigenze di tempo che per rendere fruibile l'opera ad un pubblico prettamente infantile - ci vorranno ancora moltissimi anni, esattamente 27, perchè una sorta di rielaborazione tematiche tratte (almeno parzialmente) direttamente dal libro della Giungla potesse essere trasposta su chiave di lettura doppia (infantile e adulta), con un capolavoro ben più enorme e profondo, quasi un pinnacolo totale su tecnica, animazione, sceneggiatura e fusione. Parlo di The Lion King. Ma nel '67 i tempi non erano ancora maturi per qualcosa di veramente straordinario e ci si doveva accontentare di un ridimensionato fruibile solo per i ragazzini.

Nel 1966 Walt Disney era deceduto per un tumore polmonare - nel 1967 veniva rilasciato Il Libro della Giungla e, fino al 1970 non avremmo visto un nuovo classico animato Disney (The Aristocats - Gli Aristogatti), orfanissimo tra l'altro dal carisma di Walt, la cui mancanza "di piglio" in società in realtà si notava già da alcuni anni. 

Prima di allora avevamo avuto Mary Poppins, nel '64; nel '63 era uscito La Spada Nella Roccia e la Disney era già radicata comunque al mercato di intrattenimento live action con il finanziamento e la produzione di innumerevoli movie con persone fatte di carne e ossa (o ibridi). Non vi era ancora l'industria dei classici di animazione: non si produceva una volta all'anno animazione pura, piuttosto si alternavano film live o ibridi con re-release di vecchi successo. Nel '71 avremmo avuto Pomi d'Ottone e Manici di Scopa, per fare esempio.


La regia di Reitherman (direttore di moltissimi classici del periodo) non l'ho mai eccessivamente adorata - dei suoi movie animati ricordo con piacere solamente Robin Hood - e il movie animato originale di Jungle è stato per me, quindi, fonte di pochi visioni.

Ma Favreau si è rivelato immenso e non smetterò mai di ripeterlo. Propone un film indirizzato sia ad un pubblico adulto che ad uno infantile - sì, esattamente come i grandi classici Disney del periodo d'oro di metà anni 90 - e chiunque, ripeto, chiunque può amare e adorare questo "articolo di cinema". Dai conoscitori di movie leggermente più impegnati all'ultimo bambino che si commuove a vedere i lupetti che parlano, questo adattamento può potenzialmente comunicare letteralmente con tutti.

Ed è veramente questo il suo più grande pregio. Siccome al cinema si va comunque per vedere un film, immagini in movimento, sonoro e fusione d'insieme, la sceneggiatura è sempre stata per me una priorità relativamente importante (a meno che ovviamente il film non ponga appositamente con tecniche di verbosità e si proponga con la sceneggiatura e i dialoghi come punto di forza totale, o che proprio la sceneggiatura abbia lacune talmente evidenti da insultare la mia intelligenza) e quindi gli si perdonano anche alcune "licenze" dall'opera originale. 
In fondo, se voglio leggere il libro originale, leggo il libro originale, no? Un film deve parlare con le immagini e l'audio, prima di tutto. Dare una visione d'insieme, trasmettere un messaggio e fare emozionare senza cadere eccessivamente nello sterile o, più semplicemente, nel "poco convincente".

Tuttavia non è da sottovalutare la trasposizione esistenziale che Jungle impartisce - la dualità, le leggi
della natura a cui tutto (anche Shere Khan) sottostà in qualche modo, la ricerca dell'Io e dell'appartenenza ad una sorta di branco o a una società più complessa (come la Giungla stessa), le metafore e accostamenti sottintesi fanno parte di un simbolismo concreto e reale, su cui ogni bambino può riflettere interiormente - e in cui può anche riflettersi, perché no - sia in maniera conscia che inconscia. Questo non è un pregio intrinseco del film: i movimenti scout ci hanno costruito interi decenni di formazione. Piuttosto, Favreau ha avuto il pregio di trasporre e rielaborare il messaggio con anche una sceneggiatura (quasi già pronta a dir la verità) efficace, svelta e moderna, in linea quasi alla perfezione con i tempi registici.

C'è tanto da imparare da Jungle in the Book. Mowgli è un ragazzino che viene cresciuto da lupi, non è né lupo e né umano.
Akela, grande autorità saggia, rispettata e benevola, lo accoglie e gli impone quasi forzatamente di essere come loro, dimostrando il suo ruolo ed esprimendo addirittura una sorta di chiusura sociale e culturale; Bagheera, sorta di mentore, accompagna Mowgli e gli impone quasi forzatamente di essere come gli umani, per puro e gratuito affetto. Kaa, il serpente, accoglie Mowgli indipendentemente dal suo essere un umano o un animale: il suo intento è quello di "sedurlo" per poi divorarlo, quella è la sua natura, e intende farlo forzatamente. Shere Khan vuole forzatamente ucciderlo per i propri istinti. Louie, il Re delle Scimmie, accoglie Mowgli come solo strumento per la sua natura di conquistatore e vuole forzarlo a donargli il Fiore Rosso. Baloo invece lo accoglie e basta, un atteggiamento dovuto alla sua natura, tuttavia anche lui forza Mowgli a recuperargli il miele. Questo continuo forzare è la legge della Giungla, ed è infinitamente spietata. Nessuno potrà dirti chi sei in realtà e tutti avranno una visione forzata del tuo essere. Una cosa così importante deve essere scoperta da soli.

E' una legge naturale, che sta al di sopra delle regole auto-imposte dei branchi e degli animali: è la natura stessa a cui tutti devono sottostare che sovrasta le esistenze. Solo gli elefanti nel film hanno la capacità di essere visti come "tutori" della natura, simbolizzando il ponte di collegamento tra la legge dell'Universo\Natura\Mondo e quella auto imposta e accettata comunque da tutti i suoi abitanti, quasi facendo in parte la funzione di sacerdoti religiosi (sebbene gli elefanti qua siano molto, molto fisici e poco immateriali). Esattamente come noi, nel nostro mondo, ci imponiamo leggi di civiltà, Akela (e probabilmente anche le "tribù" di altri animali fanno lo stesso nel loro cerchio) impone la sua "visione" dettata dalle tradizioni. Ma, a differenza di noi, che oramai ci siamo dimenticati dell'essenza intima della natura e del mondo in sé, gli animali sono ancora legati all'intimità esistenziale con il mondo stesso, in maniera estremamente diretta, concreta e quotidiana.

Tutti gli animali della storia, compreso Shere Khan, seguono una loro natura e si rapportano senza
interrogarsi troppo a Mowgli. Chiunque di loro sa chi è e sopratutto sanno cosa vogliono da lui o per lui. Solo Mowgli è in discussione interiore: sa di essere un lupo, scoprirà per forza di cose anche di non esserlo. Non c'è "cattiveria" gratuita nella natura di tutti questi personaggi. Anche l'enorme tigre ha una natura crudele, ma è solamente la sua natura e per questo è temuto da tutti - se tutti noi siamo come Mowgli, se la nostra identità e il nostro "io" ci fanno vedere come un "apolide" nella nostra società, è anche vero che tutti noi potremmo diventare come Shere Khan. Crudeli e spietati. La nostra natura potrebbe essere come la sua. E questo ci fa paura.

Fa paura a tutti coloro che non sono "io". Nel momento in cui Mowgli brandisce il Fiore Rosso, tutti lo vedono come un "corpo estraneo" all'interno della società della Giungla. Ma è grazie alla nostra forza di volontà e alle nostre esperienze che possiamo, infine, deciderci a sapere cosa siamo. Si tratta solo di trovare la nostra natura. E la natura di Mowgli probabilmente è quella, perlomeno nel tempo del "presente" narrato nella pellicola, di essere semplicemente Mowgli, senza etichette o classificazioni. Lupo? Orso? Scimmia? Essere umano? Cosa siamo, se non noi? Mowgli accetta sé stesso dopo che "gli altri" lo hanno accettato a loro volta. Usa utensili, perché è un uomo; ma conosce anche la legge della Giungla, perché in parte non lo è. Lui è semplicemente lui.

Mowgli è costantemente messo a confronto con altre nature e altri stili di vita. È letteralmente nessuno, ma troverà la sua strada grazie alle esperienze e alle avversità della vita - così come tutti noi che viviamo in una giungla, anche se non vegetale. Anche noi veniamo toccati, cambiati, messi a confronto da eventi esterni; anche noi troviamo persone come Baloo, pronte ad accoglierci per loro natura e con cui di rimando andiamo d'accordo, così come possiamo trovare la crudeltà intrinseca di Shere Khan e la paura di non essere parte veramente di nulla. Ma ci sarà sempre qualcuno che, nel bene o nel male, ci farà ricordare chi siamo. Dobbiamo accettare la nostra natura ancora prima di comprenderla, e dobbiamo fare lo stesso anche con "gli altri", ovvero coloro che vivono al di fuori della nostra coscienza. 

Il Libro della Giungla va visto e rivisto, per capirne esattamente tutto il simbolismo e l'intrinseca bellezza che esso porta con sé. Va fatto vedere ai bambini e agli adulti. Andrebbe fatto vedere nelle scuole e discusso con la forza del gruppo. Forte di musiche orchestrali belle - che più belle non si può, di una realizzazione tecnica che va oltre la norma dello standard attuale, di un doppiaggio italiano veramente eccellente e di una rielaborazione profonda e concreta su più piani di livelli e concetti su cui riflettere, si presenta come una eccellente sorpresa che può potenzialmente piacere a tutti. E' tra l'altro, un bel film, indipendentemente da tutto e, al massimo, passerete 105 minuti discreti, se proprio non vi piacerà. Poi ci sono i cuccioli di lupetto che parlano: cosa volere di più?






Voto finale: 9.5\10
Unico rimpianto: non averlo visto al cinema

Se vi è piaciuto potete guardare anche l'originale per comparazione, non ha nulla da spartire con gli altri live action ('94, '98) che sono stati realizzati. 

Ovviamente consiglio il Re Leone se vi è piaciuto questo film - Jungle è praticamente il caposaldo da cui si andrà a sviluppare The Lion King, che brilla per intrattenimento, tecnica e che sdogana la chiave di lettura adulta nel cinema d'animazione occidentale, o perlomeno da parte della Disney. 
Il Re Leone (perdita di un genitore, ribellione interna, posto nel mondo e riconquista di un ruolo) successivamente passerà il testimone e la dimostrazione che tematiche veramente forti e profonde possono essere presentate in animazione anche per gli adulti, dando chiave di lettura coraggiosa e ardimentosa e avendo un forte impatto sociale e culturale, e lo farà ne Il Gobbo di Notre Dame (emarginazione sociale e tragedia esistenziale) e Mulan (emancipazione femminile). Eredità culturale che a tutt'oggi, continua in cosucce da poco come Zootopia (discriminazione sociale e l'imposizione dei ruoli "di nascita") o, proprio recentemente, Coco (tematiche sulla vita, morte, famiglia, che arriva anche al più grande dei miracoli, tra l'altro: mostrare persone morte e scheletri parlanti a bambini e a far accettare la cosa nelle società a radici cattoliche, dove storicamente non brilliamo troppo di gioia quando c'è la tematica della morte di mezzo). Se ci commuoviamo oggi per Coco al Cinema, lo dobbiamo anche a questa immensa storia di Kipling, in un qualche modo strano e bellissimo. Il sentiero è stato tortuoso, ma finalmente anche a 30 anni ora posso piangere in sala con film di animazione Disney... e ed emozionarmi a dismisura con il Libro della Giungla di Favreau in una fredda notte di fine dicembre. Massimo rispetto.

TRAILER DEL FILM




Mistero a Crooked House \ Crooked House

MISTERO A CROOKED HOUSE



Genere: giallo
Attori principali:Max Irons, Glenn Close, Gillian Anderson

Regno Unito, 2017

Notoriamente i gialli di Agatha Christie hanno dalla loro parte una tipologia di storie su setting comune: spazi chiusi, drammi familiari o comunque umani.
Solitamente sono gli esseri umani i protagonisti dei gialli di Agatha Christie: non è la vittima (che molto spesso si ritrova ad essere anche una persona dalle connotazioni morali non positive) e né l'investigatore o comunque il lead (che di solito si trova ad essere solo un mero pretesto narrativo per farci impersonare nella parte) il principale "obiettivo" dello scopo di caratterizzazione di queste tipologie di narrative. Insomma, l'Autrice solitamente non ci prende per mano per poi farci notare che il Poirot di turno è bravo, bello o intelligente. C'è ben altro nel suo stile di narrazione, qualcosa di più profondo e pesante da analizzare e godere.

Mistero a Crooked House è un film del 2017 che punta sulla presenza scenica del setting di questo giallo. La magione in cui si sviluppa l'omicidio è assurdamente bella ed enorme. E' un microcosmo di umanità familiare spezzata, rotta da orrori dettati dall'umanità stessa dei suoi personaggi, esattamente come quasi tutti i gialli dell'Autrice in questione. Soldi, potere, ambizioni spezzate: gli ingredienti per un sonoro giallo ci sono tutti e, sebbene personalmente io non abbia letto il materiale originale, sono riuscito a sentire profondamente tutto il peso di questa stessa umanità. Spezzata, talvolta becera, gelosa, in cui nessuno - e ripeto nessuno - è innocente.

La scenografia si rivela maestosa, ma mai troppo sontuosa. Il peso del setting c'è, si sente, ma non schiaccia tutto il restante del film. Tutti i personaggi sono relativamente ben inquadrati, strutturati in maniera da avere spazi e sospetti al punto giusto, e nemmeno una volta la macchina da presa si muove a compassione di nessun personaggio: l'ago della bilancia è fisso. Sempre.

Il cast è corale e, sebbene in realtà non eccelli uniformemente in recitazione, su tutti svetta Glenn Close: una attrice che riesce a tenere in riga e "drizzare" tutto il resto del cast, che a tratti non convince totalmente. A volte si ha l'impressione di ottenere infatti poca uniformità da parte degli altri, con alcuni personaggi leggermente sopra le righe, ed altre volte un po' anonimi. Si fatica inoltre a ricordare i nomi dei familiari e il film è anche abbastanza lungo (1 h e 55 minuti).

Lo stesso lead maschile  non convince a pieni voti, ma forse è un problema di strutturazione e creazione di un personaggio che non ha, alla fine, poi così tanto da dire: ha però il pregio di avere una backstory con cui può, di fatto, entrare "dalla porta principale" in un delitto familiare emotivamente impenetrabile.
Non si tratta quindi di un Poirot o una Miss Marple che si trovano loro malgrado in situazioni di delitto o vengono chiamati a risolverne uno. La storia di Charles Hayward diventa legata in qualche modo a quella del giallo in sè.

La regia è efficace e non ci sono problematiche particolari a riguardo. Nota di merito per la fotografia che regala poche scene memorabili, ma alcune assolutamente niente male.

La sceneggiatura si rivela sufficiente per tenere un ritmo abbastanza interessato all'opera totale. A parte due cose: una presentazione dei personaggi che vuole essere "settoriale", cercando di dare uno spazio ad ognuno di loro e in realtà finendo col mischiare un po' troppo le carte in tavola e alcune scene non richieste relative alla backstory di Hayward, che spezzano un po' il ritmo del giallo e distolgono sinceramente l'attenzione da esso.

Mistero a Crooked House è un film giallo e non è sorprendente nel suo insieme. Non uscirete dal cinema colmi di meraviglia. Troverete poca azione e, probabilmente, non è il massimo del genere, anche per una risoluzione del delitto non al top delle possibilità. E' tuttavia un solido giallo con qualche imperfezione che lo rende forse ancora più godibile. Uscirete dal cinema abbastanza soddisfatti se vi piace il genere, ma non aspettatevi troppa bellezza. In ogni caso, una occhiata la merita.

Voto: 6.5/10
Visto per la prima volta il 22/12/2017 al Cinema

Guardatelo! Se vi è piaciuto io vi consiglio anche Assassinio sull'Orient Express di Branagh, forse ad oggi (dicembre) lo trovate ancora nelle sale. Occhio però: Assassinio è molto più "commerciale" e con budget più alto di Crooked House, con tutto ciò che ne consegue.

Sekai Seifuku: Bouryaku no Zvezda - 世界征服~謀略のズヴィズダー~


Type: TV
Episodes: 12
Status: Finished Airing
Aired: Jan 12, 2014 to Mar 30, 2014
Producers: Aniplex, A-1 Pictures, flying DOG, Aniplex of AmericaL, Atelier Musa
Genres: Action, Comedy, Fantasy
Duration: 24 min. per episode
Rating: PG-13 - Teens 13 or older

Courtesy of MAL

Partendo da un presupposto non troppo originale, Sekai Seifuku: Bouryaku no Zvezda si pone verso lo spettatore in una maniera impossibile da decifrare: la serie di difetti che permea questo titolo è talmente ampia e variegata che è sinceramente difficile riflettere su cosa va e cosa non va, per il semplice fatto che (detto molto pragmaticamente) non si riesce a capire dove voglia andare a parare, nemmeno a serie conclusa.


Se le prospettive a inizio serie non sono certamente esaltanti per un sentore di una semplice carenza di originalità, l'aggravante (molto pesante, pure troppo per una serie anime di questa tipologia) ha il suo cuore nella scarsissima tecnica (narrativa, registica e proprio di realizzazione visiva) e nello scarso planning con cui è stata concepita.

La trama in breve non ha bisogno di girare troppo intorno al punto: una Loli vuole conquistare il mondo con la sua sgangherata banda di terroristi (non si sa per come e perché e nemmeno si capirà bene a fine serie, ma questi sono dettagli); alcuni glielo impediscono e non si capisce chi siano i buoni e i cattivi.


Andando per gradi: tecnicamente Zvezda si presenta davvero ma davvero troppo male, ridondante e ripetitiva nelle texture “di contorno” a mo' di filtro utilizzate in ogni scena, appesantendo la visione di parecchio; la regia è nella norma, eppure sembra artificiosa e, in qualche modo, “plasticosa”. Per esempio, i personaggi molto spesso sono inseriti ad un centro preciso dello schermo, dimostrando poca originalità nella scelta registica. Nulla di esaltante, ma nemmeno nulla di appassionante

La qualità degli sfondi è molte volte aberrante. Questi stessi molto spesso sono semplicemente abbozzati con una tecnica da due soldi, rendendo il fondale un brutto quadro a tempera. Ending decisamente ma decisamente brutta a livello visivo.



Seiyuu negli standard e musiche decisamente anonime contribuiscono a rendere la mazzata ancora più pesante per Zvezda.

Ma il problema più grave di questa serie – ed è DECISAMENTE problematica la cosa  – è il fatto di non voler sapere nemmeno ella stessa dove vuole andare a parare. La trama, confusa e poco pensata, è un miscuglio di relazioni interpersonali tra il cast gestite in maniera estremamente superficiale; le substory si risolvono (o non si risolvono per nulla) all'acqua di rose, il tutto mentre non si è in grado di capire la vera natura di ciò che ci si trova di fronte (il background dei personaggi è spiegato verso la fine ma con estreme difficoltà a capire cosa stia succedendo). Inoltre la psicologia dei personaggi è gestita con un evidente canovaccio di cui gli scrittori non sanno gestire né capo né coda, mentre possibili risoluzioni ovvie in plot non vengono nemmeno prese in considerazione.

Zvezda è una serie all'acqua di rose, solo abbozzata e realizzata ben sotto lo standard tecnico degli ultimi anni, ed è ingenua e infantile allo stesso tempo, senza lasciare spazio a coinvolgimento o esaltazione.
Ingenua perché sembra non rendersi conto dei difetti ovvi di cui è composta (o, più probabilmente, perchè non le interessa).
Infantile non perché si rivolge a bambini o altre cose di questo genere, ma perché è stata fatta in maniera estremamente infantile, senza impiegarci sforzi particolari o svolgimento degno di tal nome.
Il finale aperto e non spiegato è la riprova che questo sia un tentativo alla buona per creare un brand senza troppo sforzo, con conseguente possibile seconda stagione da dare in pasto ai fans più hardcore. Guarda caso, infatti, le uniche cose meritevoli di nota sono il design dei personaggi femminili di Zvezda: esteticamente Kate/Venera è deliziosa, mentre le altre ragazze dell'organizzazione sono accettabili sul piano di design. E, sempre per caso, c'è un flood impressionante di figures e merchandising su Venera-sama sulle linee di action figures.
E' un caso? Io non credo. 
Un abbraccio, Loki.



Voto finale: 5/10
Molto probabilmente da abbassare in caso di seconda stagione. C'è molto di meglio in giro conc ui impiegare il vostro tempo.

Considerazioni su: Fate/ Extra CCC PVC Statue 1/6 Saber 25 cm ( Clayz )

Considerazioni personali e anteprima su: 
Fate/ Extra CCC PVC Statue 1/6 Saber 25 cm ( Clayz )
Prodotta da Clayz
Data di uscita europea: febbraio 2015 (prenotabile via http://shiritorifigures.it/)

Le considerazioni e anteprime si rifanno alle foto dei produttori. Alcuni elementi e colori potrebbero essere leggermente diversi una volta prodotta in massa.



Un'altra Saber! Ultimamente le case di produzione si sono concentrate a sfornare una marea di Saber relative al videogioco Extra e Extra/CCC. In fondo, essendo uno dei personaggi più presi in assoluto come renderizzazione figures, è assolutamente normale che si voglia spremere il più possibile a livello commerciale il soggetto in relazione ai nuovi brand che escono.



La Clayz mette quindi in uscita a febbraio del prossimo anno la versione Bride, alta quasi ben 25 cm. Soffermiamoci un secondo sui dettagli e sul perchè questa figure varrebbe la pena essere presa.

A livello qualitativo solitamente la Clayz non è tra le top-tier come casa di produzione, specialmente osservando il rapporto qualità/prezzo, in media non particolarmente brillante (a differenza di Kotobukiya, per citare un esempio qualsiasi).


A queste giro le immagini del prototipo presentano una Saber con una qualità non estremamente eccellente nella parte del viso: gli occhi (la cui forma e stile ricalcano fedelmente quella del character designer di Fate/Extra, Arco Wada) sembrano leggermente incollati (dando un effetto di decalcomnia) e non rendono un gran effetto di profondità

L'espressione non è tra le migliori rese su una Saber, ma è comunque accettabile, avendo visto di peggio. Il naso è leggermente abbozzato e la bocca scavata termina in una lieve smorfia che risulta alterata rispetto all'idea originale.

Si ha quindi una leggera differenza sotto questo aspetto: la bocca in originale
non è così pronunciata e la smorfia è solo abbozzata.



La Clayz inoltre ha voluto renderizzare alcuni componenti di questa figure (ad esempio il velo) con una plastica semi-trasparente: sembra di qualità più accettabile rispetto ad altri utilizzi precedenti da parte della casa (come la gonna di Red Saber della Clayz che risultava essere inguardabile), anche perchè viene utilizzata in maniera più saggia e nel complesso si può accettarla, essendo tra l'altro finemente rifinita con dettagli straordinari.


E infatti quello che brilla seriamente in questa figure sono le rifiniture e gli effetti di luce e gli incredibili dettagli del vestito di Saber.


Basta osservare le immagini per rendersi conto di quanto impegno a questo giro la Clayz abbia usato per ottenere questo risultato: la cintura appare raffinata ed elegante, con gradazioni di colore tra il terra di siena chiaro e il grigio; lo stesso vestito (in realtà in questo giro assomigliante forse più ad una tuta aderente e lucida rispetto alle illustrazioni originali di Wada) risplende di luce riflessa tanto da apparire quasi luce propria e la spada appare curata e pennellata a dovere.

La scelta cromatica per questa Saber è ben pensata: in testa intorno alla nuca abbiamo una corona d'alloro (particolarità dell'identità della versione Extra) e, insieme ad una leggera spruzzata di verde sfumante nel bianco nel velo, fa sì che il verdognolo si sposti quasi subito nel bianco (e nel giallo dei capelli); andando in giù e osservandola dal fronte i toni si mutano invece da bianco a giallo scuro/terra di siena, creando una eccellente combinazione di colori.
Tutto ciò si interrompe nella piccola striscia blu delle scarpe, staccando all'ultimo una danza di colori chiari (e consumati).


Nota a parte merita il gradiente sfumato dei due lati della "gonna", che termina quasi in un spento effetto bruciato.

Questa Saber Bride non dà l'idea di "purezza" estrema (le immagini di Wada ci danno una versione più pura e opaca), ma di regale severità fuggita dalle sue catene (notare le stesse intorno ai piedi) mista ad eleganza, quasi usurata dal tempo a causa dei toni di terra da siena che decorano il vestito.

Sebbene l'espressione e gli occhi non siano tra i migliori realizzati fino ad ora e anche se risulta cromaticamente differente dalle illustrazioni originali (questa figure Clayz è più "consumata"), l'estrema cura con cui i dettagli del vestito (e il vestito stesso) sono stati realizzati, la rendono una figure immancabile e imperdibile, più che per i fan di Saber, a coloro che amano vestiti e cure ricercate per i loro modelli.  Il prezzo non eccessivo per una figure da 25 cm (99,00 € fissato su Shiritori) appare quasi completamente giustificato dall'altezza e dall'enorme cura del vestito e dei dettagli.

Se invece non amate questa scelta sul "bianco slavato e consumato" per gusti personali potete rivolgervi ad altre versioni (come la versione più bianchiccia della Alphamax).
Il tutto sperando che le immagini dei prototipi non siano "troppo" ritoccate rispetto alla versione finale: sarebbe un enorme peccato.

Attualmente (luglio 2014) è prenotabile presso Shiritori Figures al prezzo di 99,00 € (+ 7,50 € di spese di spedizione): http://shiritorifigures.it/figures-anime-manga/fate-extra-ccc-pvc-statue-1-6-saber-25-cm-clayz.html
L'uscita europea prevista è fissata a febbraio 2015.

Ryuugajou Nanana no Maizoukin (TV)

Titolo giapponese: 龍ヶ嬢七々々の埋蔵金





Type: TV
Episodes: 11
Status: Finished Airing
Aired: Apr 11, 2014 to Jun 20, 2014
Producers: A-1 Pictures, Fuji TV, Aniplex of AmericaL
Genres: Comedy, Romance, Supernatural
Duration: 23 min. per episode
Rating: PG-13 - Teens 13 or older
(Courtesy of MAL)



Ryuugajou nanana no maizoukin si poggia su una idea non esattamente intrigante ma, in qualche modo, coinvolgente: un cast alla ricerca di tesori mistici nascosti da una ragazza avventurosa e carismatica (Nanana), uccisa prima dell'inizio serie (ora un fantasma). Questo apre le danze a una storia non esattamente brillante ma, in qualche modo, piacevole da vedere, a tratti purtroppo un po' noiosa e vacua a causa di un possibile disinteresse da parte dello spettatore derivante da alcuni punti poco chiari del plot mostrati durante l'anime.

Il produttore di Nanana è l'A1-Pictures. Notoriamente questo studio riesce a centrare un accettabile livello qualitativo per pochi show rispetto a quanti ne produce, con una ratio molto pericolosa (per esempio suoi sono Magi, Uchuu Kyoudai, Ao no Exorcist... serie che hanno imbarazzanti abbassamenti di qualità tecnica); per fortuna Nanana si pone ben sopra l'asticella dell'accettabilità tecnica e guardarlo risulta molto piacevole, forte di un chara design niente male e animazioni la maggior parte delle volte fluide e pulite per una serie TV.



I personaggi sono il punto di forza di questa serie e i main risultano ben studiati nella loro caratterizzazione e abitudini. Nanana è il personaggio che fa da centro focale a tutta la serie e che lega tutti gli avvenimenti che succedono. Il personaggio principale, Yama Yuugo, si trova a essere un main character con abbastanza spina dorsale da sorreggere il gravoso compito di portare avanti la storia; tuttavia il personaggio di maggior spessore è Tensai, una detective estremamente intelligente e percettiva. Chi ama i personaggi furbi e sicuri di sè (senza avere particolari rigetti di antipatia dato che Tensai è molto carina e non si trova a essere una odiosa e scialba mary sue) avrà quindi un piacevole punto di riferimento in lei. Il resto del cast non brilla certo di luce propria ma, tranne un paio di personaggi usciti non troppo bene, si trova ad essere particolarmente funzionale.


Il problema principale di questa serie è il voler gestire un cast quasi ad ogni episodio sempre più ampio e non saper sfruttare sapientemente il motivo di base per cui Yama Yuugo si imbarca alla ricerca dei tesori: l'idea da cui parte tutto è di trovare l'assassino di Nanana per poterla far riposare finalmente in pace, ma questa idea si perde ben presto, sostituita dalla pura e semplice ricerca e risoluzione di dungeon in cui vengono custoditi i vari tesori nascosti da Nanana prima della sua morte, inglobando con sè aspetti di relazione tra i membri del cast.
Questo comporta molto spesso un fiorire di introduzioni e avvenimenti non prettamente funzionali al coinvolgimento dello spettatore. In altre parole, ci si annoia alla grande in molti passaggi, rivelandosi pressochè inutili e confusionari e facendo terminare la serie con una debolissima virgola ('punto' è troppo da definire) che, sinceramente, non ha senso di esistere se non verrà sviluppata una seconda stagione.


Tuttavia Ryuugajou nanana no maizoukin è una serie che si può definire carina. Ben fatta a livello tecnico e con personaggi discretamente ben realizzati sia caratterialmente sia a livello di design (chi più chi meno), un po' noiosa in alcuni punti, può risultare piacevole se vista senza aspettarsi un lavoro grandioso e se non si ha qualcos'altro di veramente coinvolgente da divorare. Le musiche fanno il loro dovere e non risultano invadenti, sebbene a fine serie non ce se ne ricordi molto. Altro suo enorme pregio è il fatto di essere lunga solamente 11 episodi: allungato anche solo un episodio di più probabilmente la mia opinione sarebbe stata molto più crudele (e ci vuole talento nel fare una serie 'avventurosa' di 11 episodi in cui lo spettatore si sente annoiato).
Un contro è il fatto che può risultare noiosa se vista in una certa ottica d'azione: questa componente c'è ma è sottosviluppata e funzionale fino a un certo punto, anche perchè spesso appare quasi decontestualizzata dal flusso del plot (in altre parole le battaglie ci sono e non sono male, ma non servono a granchè e potevano essere risparmiate). Inoltre la serie lascia troppi interrogativi aperti e chiude solamente una piccola "quest" tra Yama Yuugo e Nanana.

La serie resta utile in previsione di una seconda stagione. Se questa non verrà fatta, sarà stato un piacevole spreco di tempo e (a tratti) di possibile noia, dato che di concreto non porterebbe a nessuna chiusura di plot e, purtroppo, questa non è una serie che si può permettere di essere fine a se' stessa.

Nota di merito per la doppiatrice di Nanana, Tanabe Rui, praticamente al suo esordio: ha 17 anni!

Voto: 5 (voto per serie stand-alone, sperando in una seconda stagione)

 
( Light Novel Illustration)

Guardatelo se vi è piaciuto:

Tasogare Otome x Amnesia
Tasogare Otome x Amnesia è meno avventuroso e ha meno cast di numero rispetto a Nanana, ma ha punti di contatto con le idee di base: relazioni tra ragazzo vivo e ragazza defunta. Tasogare Otome inoltre è più romantico, mentre in Nanana sembra non essere presente romanticismo tra i due personaggi principali.

Inoltre Tasogare Otome è molto più 'dark'.





Ano Hi Mita Hana no Namae wo Bokutachi wa Mada Shiranai.
Esattamente come Tasogare Otome per Amnesia.

Tuttavia Ano Hana ricerca molto più drama, quasi assente in Nanana - in entrambi gli show non c'è un'alta gradazione di 'dark'.


Senyuu.

Titolo giapponese: 戦勇.


Type: TV
Episodes: 13+13
Producers: Ordet, LIDENFILMS
Genres: Action, Comedy, Fantasy, Parody, Shounen
Duration: 6 min. per episode
(Courtesy of MAL)



Tra le tante opere di un regista mediocre e presuntuoso, Senyuu si colloca in un posto relativamente d'onore, essendo ciò che vuole essere senza peccare troppo di arroganza: una serie da una manciata di minuti molto corta e piena di nonsense che sfrutta il binario fantasy/jrpg in maniera discretamente divertente.

Non ci vuole molto altro per definire Senyuu: è il parco naturale per Yutaka Yamamoto, che dimostra di essere a suo agio più con questi short anime rispetto a serie regolari (per chi non si ricordasse o sapesse cosa ha fatto Yutaka Yamamoto: il vacuo Fractale/Black Rock Shooter/il filleroso Kannagi/i primi episodi di Lucky Star, prima di esser stato cacciato a pedate dalla produzione).


Senyuu non è nulla di estremamente divertente, le gag non sono "geniali" nel vero senso del termine, ma per il poco tempo che porta via al telespettatore rende di conseguenza molto più di quanto ci si potrebbe aspettare a prima vista (tenendo conto che ci sono lavori corti come Pupa in circolazione, roba da galera coatta per tutto lo staff). 


Il maggior pregio di Senyuu è il non prendersi sul serio: lo staff sa di stare facendo una cavolata e si diverte nel farla. I personaggi sono molto carini e un paio rimangono anche dopo la visione: Alba, il Main Character, è un inutile e stupido eroe (ricorda molto Akihisa di Baka to Test to Shoukanjouu, sia perchè possiede lo stesso seiyuu sia perchè entrambi hanno un chara designer e personalità non molto distanti tra loro); Ros alla fine della seconda stagione è inaspettato (ebbene sì: c'è un plotwist molto stupido) e Rche/Ruku è una deliziosa loli per cui vale, da sola, impiegare i pochi minuti che Senyuu richiede.


Senyuu è estremamente stupido, inutile e non si prende assolutamente sul serio, coniando gag concettuali e visive non brillantissime ma efficaci e divertenti.  Ciò lo rende molto piacevole da vedere, nonostante come tutti gli anime corti crei disturbo sorbirsi 1/3 dell'episodio di ending. Sinceramente? Yutaka Yamamoto al suo massimo. Se continuasse il suo destino di regista in questo modo, io sarei più che soddisfatto.



Voto: 7